Storia e politica by Paolo Mieli

Storia e politica by Paolo Mieli

autore:Paolo Mieli [Mieli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788817867788
editore: Rizzoli
pubblicato: 2001-05-15T22:00:00+00:00


Storia di una spia

Nella tarda estate del 1929, su impulso di Emilio Lussu, Carlo Rosselli, Gaetano Salvemini e altri esuli politici di orientamento liberalsocialista, si costituì a Parigi il movimento di Giustizia e Libertà. In Italia tra i primi ad aderire al gruppo ci fu un avvocato ventottenne nato in provincia di Udine, fervente repubblicano e ultramassone: Carlo Del Re. «Era mazziniano maniaco», ricorderà la sua compagna di allora, Elsa Tonelli, «al punto da vestirsi sempre di nero con i bottoni neri (fatti fare apposta) con un triangolo verde nel tondo del bottone». Il centro propulsore di «gielle» a Milano, guidato da Riccardo Bauer ed Ernesto Rossi, lo accolse a braccia aperte. E lui, poco più di un anno dopo, nell’autunno del ‘30, li ripagò facendoli arrestare tutti: Rossi, Bauer e un’altra ventina di dirigenti di primo piano. Perché? Del Re si era appropriato di una cifra considerevole proveniente da alcune procedure fallimentari e, sul punto di essere scoperto, dovendo scegliere tra la prigione o il suicidio, optò per una terza soluzione: il tradimento dei suoi amici.

Si comportò nei loro confronti da agente provocatore e lo fece su disposizione del capo della polizia Bocchini. Capo della polizia a cui lo aveva presentato Italo Balbo con il quale era entrato in confidenza per vie familiari (la moglie di Balbo era cugina di sua madre). A dire il vero, gli uomini di «gielle» avevano avuto qualche sospetto circa la possibilità che i fascisti avessero infiltrato tra di loro qualche agente; ma per malasorte avevano affidato proprio a Del Re il compito di indagare sulla faccenda. A nessuno venne in mente che nei confronti di una persona a cui era assegnata una mansione così delicata sarebbe stato opportuno un di più di vigilanza. I cospiratori antifascisti pagarono salato il non aver tenuto d’occhio Del Re. E, dramma nel dramma, dopo l’arresto uno di loro, Umberto Ceva, per non essere costretto a fare ulteriori rivelazioni sui suoi compagni di lotta, si suicidò in carcere. Per i fascisti quella retata fu un trionfo: Mussolini la vantò come un successo personale; Bocchini volle per sé la radiotrasmittente a onde corte sequestrata ai giellisti e da allora la esibì come trofeo nel suo salotto.

Il trauma per Giustizia e Libertà fu enorme. Del Re, fingendo di essersi sottratto per miracolo alla cattura, cercò di metter nei guai anche il centro di Parigi. Ma stavolta i sospetti, in particolare da parte di Lussu, lo costrinsero ad allontanarsi. Con l’aiuto della polizia emigrò in Argentina dove provò a costruirsi una nuova vita.

Da quel momento divenne l’emblema dell’agente provocatore dell’Ovra.

Ebbe poi una vita complicata. Sopravvisse alla caduta del fascismo e alla fine della guerra. Nel 1955, Ernesto Rossi, sulla base delle carte di polizia che riguardavano quella triste vicenda dei primi Anni Trenta, ne denunciò le malefatte in un libro, Una spia del regime, che fece epoca. Ma non doveva finire Lì. Del Re accusò Rossi di non aver dato alle stampe tutta la documentazione che lo riguardava, ma solo quella che lo faceva apparire come un provocatore e un infame delatore.



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